Libera di amare ma la felicità è per altri. Dubbi e spensieratezza per tutta la notte non andranno via. Voglia di volare raggiungere e aver qualcuno al mio fianco sperando arrivi quest’istante. (SD) Mi svegliai sotto un albero, mentre il vento mi accarezzava pian piano. e camminai sulla fredda e soffice sabbia del mare, ripensando a ciò che eravamo, alle nostre passeggiate sotto il cielo stellato, mentre la luna ci guardava da lontano. Quando ero con te tutto spariva, niente pensieri, solo allegria. Vorrei volare via da questo mondo, ma è solo un sogno. (GB) Libero, nella notte fredda. Sotto a un albero guardando il cielo, sognando di volare nel cielo blu, poi planare sopra gli alberi, per poi risvegliarmi nel mi soffice letto guardando la luna dalla mia finestra sperando di poter volare di nuovo. (RQ) Nel bel mezzo della notte, ascoltando il rumore delle onde sognavo. Sognavo tutto ciò che abbiamo fatto, a quando eri ancora con me, insieme seduti su questa sabbia umida, a guardare la luna, nel cielo blu della sera. E ora, vorrei volare via da questo mondo dove ormai tu non ci sei più, e scoprire chi veramente sei. (MS) Ero un po' turbata, quella sera, e ripensavo alle parole che mi aveva detto al telefono. Stanca, mi sono sdraiata sul letto, poggiandomi sulle coperte, per riflettere. Ad un tratto si apre la finestra e avvicinandomi per chiuderla mi sono accorta che nel cielo c'era uno strano bagliore... una stella brillava più delle altre e schiariva il cielo d'azzurro. Improvvisamente mi accorgo di essere fuori a fluttuare ma non ho paura e stendo le mani e le braccia sentendomi un'aquila. Comincio a volare intorno la città , scorgendo ogni piccolo angolo che la notte rende più misterioso. Penso di raggiungerti per poter riuscire a capire il tuo cuore. Mentre sono in volo, con questo pensiero, il cielo diventa più buio e non vedo più niente; comincio a sudar freddo, voglio gridare ma non riesco... ho un sussulto e mi ritrovo seduta sul mio letto. (SS)
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Estate sole più caldo
Riscalda la sabbia Apre gli ombrelloni Danzano i gabbiani Qualcosa cambia Porta gioia Aria di vacanze Barche colorate Accarezzano il mare Scogli all' orizzonte Pesci tra le spumeggianti onde Era un umido pomeriggio primaverile, piovigginava appena e la strada era quasi deserta.
Giardavo fuori dalla finestra, le tende scostate, immerso tra i miei pensieri, quando mio figlio Stiles mi chiamò a gran voce. -Papà! Sei tra noi??- disse sventolandomi una mano davanti agli occhi e risvegliandomi dallo stato di semi-trans in cui ero caduto. -Eh? Si, sono qui. Dimmi tutto figliolo.- -Ha chiamato il vice sceriffo Fuentes. Hanno bisogno di te in centrale.- Mi guardò attentamente e vidi che i suoi occhi erano strani. -Ah. Ti ha detto il perché??- Dissi andando in camera da letto per mettermi la camicia e il distintivo da sceriffo. -No, non me l’ha voluto dire.- Mi seguì e si appoggiò alla porta con la spalla mentre mi mettevo il mio giubbotto verde militare. Lo guardai e, prima che potessi rispondere, disse: -Posso venire con te?? -Stiles, lo sai che... -Ma potrei essere di grande aiuto a te, al vice sceriffo e a tutti i tuoi colleghi che pattugliano Beacon Hills. E tu lo sai che da piccolo, prima che la mamma se ne andasse, adoravo risolvere dei piccoli casi inventati da te su due piedi. Sapevo che stava male quando parlava di sua madre, quindi mi arresi e sussurrai un “Andiamo” talmente basso che mi sorpresi quando esultò con un urlo di gioia mentre correva giù per le scale. Scossi leggermente la testa con un piccolo sorriso sulle labbra intanto che uscivo di casa.Salimmo a bordo della sua Jeep azzurra, mise in moto e partì. -Allora, Stiles, come va con il tuo amico...Scott, no? -Oh,emh...Con Scott va tutto bene. L’altro giorno abbiamo litigato ma abbiamo chiarito subito Annuii mentre parcheggiava fuori dalla centrale. Scendemmo ed entrammo. -Sceriffo Stilinski; eccovi finalmente. Abbiamo un nuovo caso da risolvere. Oh, ciao anche a te Stiles.- Victor, il vice sceriffo, ci venne incontro. -Salve. -Di che si tratta?- dissi allungando la mano per prendere il piccolo fascicolo che Vic mi stava porgendo, ma Stiles mi anticipò prendendolo e leggendolo attentamente. -Omicidio doloso plurimo, a quanto pare. Un commerciante e una commessa. -Età delle vittime? -Il commerciante ne doveva avere una quarantina, la commessa 24. -Luogo del delitto? -Nel bosco di Beacon Hills. -Molto interessante!- esclamò Stiles porgendo il fascicolo al vice sceriffo, che lo afferrò velocemente. Scossi appena la testa e presi le chiavi di una volante. -Andiamo.- Pochi minuti dopo eravamo in un bosco, vicino una casa diroccata e apparentemente inabitata. Vicino ad essa c’erano i corpi dei due malcapitati, coperti da due teli bianchi con qualche macchiolina di sangue. Stiles si guardava un po’ intorno mentre un’auto nera con i vetri oscurati si avvicinava alla catapecchia. Feci finta di nulla e mi avvicinai ai cadaveri. Stiles mi si avvicinò e sollevò appena il telo per scoprire la testa della prima vittima: gli occhi della ragazza erano spalancati e guardavano verso la casa, quelli del ragazzo erano la copia esatta di quelli di lei ma più rilassati. Sentii la portiera della macchina arrivata poco fa aprirsi e chiudersi, per poi sentire le foglie che venivano schiacciate sotto i piedi della persona che si stava avvicinando. -Che cosa ci fate VOI qui??- una voce ferma e roca risuonò alle nostre spalle. Io e Stiles ci girammo e un ragazzo alto, coi capelli di un castano scuro particolare, con una carnagione chiarissima, dagli occhi verdi, avanzava verso di noi con fare minaccioso. Conoscevo bene quel ragazzo. Era il figlio di Haine, un noto bancario della zona, morto nell’incendio che cinque anni fa aveva distrutto la casa che avevamo di fronte. Mi alzai e mostrai il distintivo. -Polizia di Beacon Hills Ridacchiò sotto voce e disse con voce ancora più ferma di prima: - Forse la mia domanda non era chiara. Che cosa ci fate voi qui? Lo scrutai, ma prima che potessi aprir bocca per parlare, Stiles disse: - Stiamo indagando per un omicidio avvenuto qui ieri notte - indicando i cadaveri sul terreno - Tu... Ne sai qualcosa per caso??- Il ragazzo guardò per un momento i teli intrisi di sangue,rispose con un “no” freddo e secco e se ne andò. Lo fissai andarsene. Dopo di che mi piegai di nuovo verso il corpo morto della ragazza e le scoprii l’addome. Quasi mi venne un infarto quando vidi il suo petto praticamente squarciato; aveva cinque aperture sul lato destro e cinque sul sinistro. Questo è assurdo. È impossibile fare una cosa del genere. Neanche con il macete più affilato del mondo qualcuno riuscirebbe a fare un lavoro del genere. Non un umano almeno... Io e Stiles ci scambiammo un’occhiata, come se avesse sentito i miei pensieri. -SCERIFFO STILINSKI- mi chiamò un ragazzo della CSI. Andai verso di lui e mi mostrò una catenina con un ciondolo a forma di H. Guardai attentamente il ciondolo dentro la bustina nel quale era stato messo. -L’assassino, quindi, è una donna.- Dichiarai. -E’ una donna sì, ma non è umana- disse a bassa voce Stiles. Mi girai verso di lui e lo guardai. -Che c’è?- mi chiese notando che lo stavo fissando -Nulla. Perché?- risposi dando la catenina al vice sceriffo per mandarla in laboratorio per farla analizzare. Non rispose e tornò verso i cadaveri. Tornammo tutti a cercare altri indizi, fino a quando non si fece buio. Nessuno aveva trovato nulla. I corpi vennero trasportati all’obitorio. Tutti tornarono a casa, tranne Stiles che andò a dormire dal suo amico Scott che abitava poco distante da lì. Il giorno dopo ci saremmo dovuti incontrare alle 9:45 davanti alla casa diroccata. ORE 10:15-Ma dove cavolo si è cacciato mio figlio?? -Sono qui, sono qui!- esclamò Stiles arrivando di corsa. -Alla buon’ora.- Abbassò la testa e io mi allontanai dicendo: -Allora, Stiles, oggi mi servi. Dovresti andare a fare qualche domanda a quel ragazzo di ieri mentre noi cerchiamo in giro qualche altra cosa che ci può essere utile e interroghiamo i genitori delle vittime. -Va bene, vado.- Rispose e si avviò alla ricerca del ragazzo. Presi una paio di bustine sterilizzate nel caso avessi trovato un indizio o un qualcosa che ci potesse portare alla risoluzione del caso. Il vice sceriffo mi chiamò e mi avvicinai a lui. -Abbiamo ricevuto una chiamata dal medico dell’obitorio. Dice di andare lì. Forse ha scoperto qualcosa. Lo ringraziai e gli dissi di chiamarmi quando Stiles sarebbe tornato. Presi la macchina e andai all’obitorio. Arrivai lì poco dopo ed entrai. -Dr.Martinez. Mi hanno riferito che mi cercava. -Esattamente sceriffo. Ho eseguito l’autopsia sui due cadaveri ed entrambi hanno una cosa in comune sullo stesso punto sul collo.- Mi fece cenno di avvicinarmi ai corpi e girò lentamente la testa prima di uno e poi dell’altra. -Come le dicevo, entrambi hanno questo taglio sul collo. Ma non è questa la causa della loro morte. L’assassino –chiunque esso sia- non mirava al collo, bensì alla spina dorsale. Non riuscitoci su entrambi, ha intriso i suoi artigli o l’arma del delitto in una sostanza che se a contatto con la pelle paralizza le persone dal collo in giù.- Si fermò e mi guardò, fece una pausa, poi ricominciò. -Così, dopo averli messi in condizione di non difendersi, li ha uccisi. Si starà chiedendo come abbia fatto, non è vero? Ha affondato l’arma nel petto fino a bucare anche i polmoni, ha allargato un po’ l’apertura e ha portato tutto verso l’alto, uccidendoli definitivamente e ripetendo il tutto cinque volte a destra e cinque volte a sinistra. Rimasi leggermente scioccato da quella descrizione, ma qualche domanda mi venne in mente. -Come può un essere umano fare quei tagli così profondi e precisi? Come può un animale intingersi da solo gli artigli in quella specie di anestetico?? Perché li hanno uccisi così crudelmente??? Il dottore mi fissava mentre facevo quella sfilza di domande; sembrò pensarci su un momento e poi rispose: - Un essere umano non può fare dei tagli così profondi da perforare i polmoni e da lesionare alcune vertebre. Un animale da solo non può, sarà stato aiutato da qualcuno tipo... Lo interruppi bruscamente dicendo: -Ma manco un malato mentale potrebbe aiutare un animale a fare una cosa del genere. Il dottore non rispose, evidentemente non sapendo cosa dire. Sospirai un po’ frustrato. -Grazie del suo aiuto Dr.Martinez - il dottore mi sorrise appena ed uscii. Mi misi in macchina e, appena mi sedetti, squillò il telefono. Lo estrassi dalla tasca e risposi. -Si? -Papà dove sei?? -Sono appena uscito dall’obitorio. Hai scoperto qualcosa da quel ragazzo?? -Da Derek dici? Nulla di interessante. Ma quando stavo tornando verso la pattuglia ho trovato per terra una boccetta con dentro un liquido trasparente. -Portalo al vice sceriffo Fuentes, io sto arrivando.- riattaccai e partii. Arrivai lì dopo pochi minuti, scesi e andai incontro agli altri. -Ascoltatemi tutti, per favore.- Dissi a voce alta. Tutti di girarono a guardarmi. -Sappiamo come li hanno uccisi. Ci manca da capire il perché, chi li ha uccisi e cosa contiene la boccetta ritrovata da Stiles. -L’abbiamo mandata in laboratorio a farla analizzare. -Perfetto. Siamo a un buon punto.- Guardai l’orario. Ormai si erano fatte le 18 e iniziava a fare buio. -Bene, per oggi è tutto. Potete andare. Tutti se ne andarono. Anche io e Stiles tornammo a casa. -Allora...Hai detto che sai come li hanno uccisi, giusto? - Capii dove voleva arrivare quindi gli dissi tutto quello che mi aveva riferito il Dr.Martinez. -Mh...Molto interessante questa storia. Hai idea di chi potrebbe essere stato?- Scossi la testa. -Capisco Ci furono alcuni minuti di silenzio. Poi Stiles scattò in piedi. -Forse so chi è stato.- Mi guardò. -Chi??- mi alzai e lo scrutai. -Un mutaforma. Un muta-che cosa?! -Un mutaforma, papà. Una persona che può cambiare il suo aspetto da umano ad animale.- Lo osservai perplesso. Lui alzò gli occhi al cielo. -Ora ti spiego meglio come secondo me sono andate le cose.- Andò al piano di sopra a fare non so cosa. -Stiles dove stai andando?? -Eccomi- tornò giù con il suo pc e un libricino rilegato in pelle scura. Si sedette vicino a me e aprì il computer. Digitò qualcosa e mi disse: -Ecco, leggi. - “I Mutaforma sono fondamentalmente esseri umani dotati della capacità di cambiare il proprio aspetto in quello di un animale, a condizione che lo si abbia toccato almeno una volta. La prima volta che un Mutaforma si trasforma, esso assume l'aspetto dell'animale che più rispecchia la propria anima.”- Lessi il tutto ad alta voce mentre lui sfogliava le pagine di quel libricino. Trovò quello che stava cercando e me lo mise davanti agli occhi. “Il Kanima è un mix di varie culture, ma, tecnicamente, si tratta di una creatura mitologica. Una delle leggende legate al suo nome lo vuole combattere il cobra Apopi, rappresentante del buio e del caos. I nativi del Venezuela raccontano leggende sul “Canaima”, un rettile maligno che si nasconde nella densa foresta venezuelana. Il Canaima può cambiare forma, ed apparire nella foresta come un giaguaro. A quanto pare, il nome del Kanima potrebbe essere un’alterazione del Canaima, probabilmente voluta per far capire che non si tratta solo del malvagio rettile delle foreste venezuelane, ma che è una creatura del buio e del caos, come l’egiziano Apopi.Inoltre, la figura del rettile maligno appartiene a numerosissime culture.” -Lessi attentamente il tutto. -Quindi tu mi stai dicendo che l’assassino è mezzo umano e mezzo animale? -Esattamente. -Okay. Le uniche due cose che restano da capire sono: chi è H e il perché il Kanima abbia ucciso quei due. Quello che so è che il Kanima uccide o per odio o per paura. Questa volta credo che abbia ucciso per odio. So altre due cose. La prima è che l’assassino è una donna perché nessun uomo metterebbe una collanina del genere. La seconda è che ci sono solo due persone a Beacon Hills che hanno il nome che inizia per H. -Cioè...?? -Una è Holland, una studentessa dell’High School della città, l’altro è Hardin, il tuo meccanico di fiducia…. -Quindi questa Holland è un Kanima e l’assassina dei due ragazzi. -Esattamente. Sorrise fiero. -Wow... Ottimo lavoro Stiles! Sei riuscito a risolvere questo caso, complimenti.- Sorrisi a mio figlio e lo abbracciai. Era una mattinata tranquilla e mi stavo dirigendo in Street Mercury 29, verso il mio solito bar, “Fajitas & ‘Ritas”, per prendere un caffè prima di andare nel mio ufficio. Passando di lì vidi che in nella sala vicina, dove generalmente organizzavano sfilate di moda, c’era molta agitazione. Gente che entrava ed usciva piangendo, altri che facevano telefonate alzando la voce e scuotendo la testa, altri ancora con lo sguardo vuoto fissavano qualcosa per terra. Così decisi di entrare. Restai sconvolta nel vedere sul palco un ragazzo, steso per terra, con sopra la sua testa uno dei riflettori, caduto molto probabilmente dall’alto. Vidi una signora sulla cinquantina fare avanti e indietro con le mani tra i capelli e mi avvicinai a lei dicendole: -Salve, sono l’investigatrice privata Kelly Ockswars, posso chiederle cosa è successo?
Lei alzò il viso dicendo: - Oh, salve, io sono Audry Cleffin, direttrice della sfilata. Questa mattina avevo organizzato una presentazione della nuova collezione degli abiti da cerimonia per la nuova stagione e come sempre avevo individuato alcuni tra i miei modelli per fargli indossare i vestiti. Mentre Grayson stava sfilando, all’improvviso abbiamo sentito un cigolio e subito dopo lo schianto sul povero ragazzo. E’ stato inaspettato e non abbiamo potuto prestargli soccorso anche perché non ci eravamo resi conto di quello che stava succedendo. Io mi guardai un attimo intorno e le chiesi:- Ha già chiamato la polizia o l’ambulanza? Lei mi rispose: - Sì, arriveranno fra 2 minuti - Ha per caso notato qualcosa di strano nei giorni precedenti che pensa possa essere collegato a questo incidente? O ha semplicemente qualcosa da dirmi? La donna smise di piangere e tentennò la testa sospirando - Un giorno sentii Grayson litigare pesantemente con Brittanni, un’altra modella ma decisi di non intervenire sentendo delle cose che mai mi sarei aspettata da lei. Loro non litigavano quasi mai ma quella sera litigarono per quasi un’ora solamente urlando. Sentii un “Come hai potuto? Te la farò pagare Dolan” e sentendo che si stava avvicinando me ne andai - disse concludendo il racconto. Io le chiesi dov’era questa Brittanni e lei mi indicò un camerino. Mi diressi lì e bussaì. Sentendo un “Avanti”, aprii la porta e mi presentai:- Salve signorina Brittanni, sono l’investigatrice privata Kelly Ocksward. Sono qui per il caso di Grayson Dolan. Ho parlato con la signora Audry e mi ha detto che di recente c’è stata una discussione pesante tra lei e il signor Dolan. Mi può dire cosa è successo esattamente? La ragazza alzò la testa verso di me facendo notare grandi occhiaie. Da qui si poteva sentire il tanto profumo che si era messa. Mi guardò e disse:- Salve, so che la direttrice può aver sentito qualcosa ma…non sono stata io! Io sono arrivata proprio quando è successo l’accaduto, prima ero a casa del mio migliore amico perché mi stava consolando e abbiamo ordinato cinese e ci siamo messi a parlare. Non posso essere stata io! Guardi lo scontrino - tirò fuori dalla tasca uno scontrino dove c’era scritta l’ora in cui la ragazza aveva ordinato il cibo. Annuì e dissi:- Okay…perché ha litigato con Grayson? Lei scosse la testa come se fosse delusa e disse: - Grayson era il mio ragazzo da quasi un anno ormai. Un giorno andai nel nostro parco ma lo trovai mentre si baciava con Layla, un’altra modella, nonché mia ex-migliore amica - sospirò e continuò a parlare - Quel giorno avevamo finito la prova dei vestiti e fermai Grayson prima di andare via. Visto che pensavo di essere sola con lui, iniziai a gridargli contro tutto quanto e lui fece una faccia sconvolta, come se non voleva che io lo sapessi. Mi sembra ovvio che non voleva altrimenti non poteva fare il doppiogiochista. Dopo aver litigato con lui me ne andai via furiosa e mi misi a piangere. Chiamai il mio migliore amico che mi venne subito a consolare, poi quando è successo l’accaduto mi ha chiamata la signora Audry e me lo ha detto e io sono venuta di corsa qui. Quando vidi Brittanni piangere a dirotto me ne andai dalla signora Audry per chiedere informazioni su questa “Layla”. Mi disse che sarebbe arrivata tra un po’ e giusto un secondo dopo vidi entrare una ragazza alta, bionda con gli occhi azzurri che, come l’altra modella portava addosso quintali di profumo, ma diverso da quello della signorina Brittanni. Venne verso la signora Audry urlando: -Cosa è successo?!? Dov’è Grayson?- Feci segno a Layla di seguirmi fuori e una volta lì le dissi: - Il signor Grayson è deceduto, mi dispiace. REAZIONE DELLA RAGAZZA - Ma ora vorrei farle delle domande. Signorina Layla era a conoscenza del litigio tra Grayson e Brittanni sul suo tradimento? Lei annuì: - Eravamo al parco, io ero ancora la migliore amica di Brittanni e Grayson…io amavo Grayson ma lui aveva occhi solo per Brittanni così mi feci da parte- disse accennando un sorriso malinconico - In fondo, lei era la mia migliore e non potevo farle questo, ma non essendoci nessuno, decisi di provare a baciarlo. Lui non mi respinse però poi mi disse che non poteva fare questo a Brittanni e se ne andò. Non lo vidi più se non sulla passerella… Annuì e andai verso la scena dell’incidente. Avvicinandomi ai riflettori potei notare un filo per terra, e dei capelli! Capelli biondi! Be’, insomma, Brittanni, la signora Audry e Layla avevano i capelli biondi. Questo non mi aiutava per nulla. Notai anche un’altra cosa. La corda che teneva su il riflettore.. era stata tagliata?! Presi il riflettore ma nel farlo mi tagliai con qualcosa. Girai il riflettore e vidi la punta di una lama uscirne da sotto. Questo non è stato un incidente, ma un omicidio! Allora…i capelli della signora Audry sono ricci mentre questo capello è perfettamente liscio…potrebbe essere stata la signorina Brittanni? Ma perché avrebbe fatto una cosa del genere? Probabilmente se Grayson non era più suo non voleva che fosse di qualcun altro. Avrebbe senso. Ma non ho abbastanza prove, Uhm, solo Brittanni e Audry in quel momento erano con Grayson Mi avvicinai al riflettore notando dei graffi sullo schermo, ma iniziai a sentire anche un forte odore di profumo. Ora so chi è stato! Ma perché? Ci sono! Andai al centro della stanza richiamando tutte e tre le ragazze più la polizia che era arrivata prima. La signora Audry mi disse:- Allora? Che ha da dirci? - Questo non è stato un incidente, ma un assassinio! Ma chi, vi state chiedendo? Ve lo dirò dopo. E forse ho anche capito il perché! Per iniziare ho interrogato tutte e tre, vero? - le donne annuirono - Dopo avervi interrogato, andai sulla scena del crimine, avvicinandomi all’oggetto usato come arma, in questo caso, il riflettore. Avvicinandosi si possono notare chiaramente dei tagli sullo schermo, come se delle unghie affilate come quelle di Brittanni e Layla avessero accidentalmente graffiato lo schermo senza rendersene conto- dissi avvicinandomi al riflettore - invece qui- indicai un punto – si può notare un capello biondo liscio, quindi dal caso escludiamo la signora Audry. Se sentite il profumo che c’è sul riflettore si potrebbe paragonare al profumo di….Layla! dico bene? - La ragazza apparentemente arrabbiata disse:- Ma come si permette?! Le sue sono solo supposizioni! Non ho fatto niente e se l’avessi fatto perché avrei dovuto?? - Signorina Layla avrebbe potuto farlo eccome! Lei ha detto che il signor Grayson l’ha rifiutata per Layla e lei, presa dalla gelosia, ha ideato tutto questo piano. Ha sabotato la corda tagliandola quasi tutta e se vi avvicinate in questo punto, possiamo notare un filo trasparente che era legato dall’altra parte della passerella, in modo tale che quando il signor Grayson avrebbe sfilato sarebbe inciampato nel filo e cadendo non avrebbe fatto in tempo a rialzarsi per evitare il riflettore. Signorina Layla è giusta la mia ricostruzione? Layla cadde in ginocchio piangendo e disse:- Avevo cambiato idea e volevo stringere nuovamente i bulloni del riflettore alloggiandolo correttamente sulla ringhiera. Io non volevo ucciderlo, ma la gelosia ha preso il sopravvento su di me facendomi rendere conto troppo tardi di quello che stavo facendo. - Non è una scusa valida questa! Ha appena commesso un omicidio. Portatela in centrale. La storia la racconterà al giudice non solo a me. Abbassò lo sguardo e la portarono via. La signorina Audry mi guardò e disse:- Non me lo aspettavo da Layla. Spero che abbia quello che si meriti. La ringrazio per quello che ha fatto. - E’ il mio lavoro. Ora vado che devo tornare in ufficio. E’ stato un vero piacere conoscerla Così me ne andai da lì e mi diressi a lavorare su un nuovo caso da risolvere.
Non mi sembrava vero.. eri lì, alla fine delle scale e.. aspettavi me..
E' stato un lungo anno, trascorso nel fango e la polvere da sparo. Eri tu il mio unico pensiero che riusciva a tenermi in vita. "Torna!" mi avevi detto. E la tua voce mi ha accompagnato in tutte le mie battaglie. Le lacrime dei tuoi occhi ti rigavano il viso. Un'immagine indelebile nella mia anima. E ora sei qui! Davanti a me! Tra le mie braccia! Finalmente insieme! Finalmente qui! Amore mio!
E SEI QUI
Se fossi una pittrice, colorerei le strade
Per portare gioia in tutti i cuori Se fossi un colore, sarei un celeste chiaro e ricordare il ciel sereno Se fossi un acquerello, dipingerei le anime per renderle soavi e leggiadre Se fossi una tela, mi farei dipingere Per esser mai dimenticata Se fossi un disegno, sarei un angelo Per poter volare libera nell’universo Se fossi un quadro, sarei un paesaggio In cui gli sguardi possano perdersi nelle sue profondità Ritrovando della felicità il cammino TIC TAC la pioggia fredda e lenta cade sulle nostre teste sulle nostre case la malinconia in silenzio congela l'anima fino al prossimo raggio di sole Come tutte le notti di Halloween, le strade della città di Sant’Antonio Tequendama, a 18 km a sud ovest di Bogotà, erano invase da ragazzi travestiti da mostri, streghe, fantasmi e scheletri pronti a bussare di casa in casa per un “dolcetto o scherzetto”. Ryan e sua sorella Leila, Sophie e Cameron, amici da una vita, avevano invece deciso di passare la notte nell’”Hotel del Salto”, un edificio fatiscente abbandonato ormai da anni, costruito su una rocca sporgente nella vallata di Tequendama, che deve il nome alle suggestive cascate che riversano le proprie acque sul fiume Bogotà. Tutti erano a conoscenza della storia dell’Hotel. Si racconta, infatti, che sin dagli anni ’40 fosse luogo prediletto di alcolisti e uomini di malaffare che tra un bicchiere e l’altro concludevano le loro risse finendo nel fiume dopo un volo di 157 metri dalle finestre dell’hotel. Per la sua posizione era diventato nel tempo il luogo preferito per i suicidi di tutto il mondo. Pare, infatti, che molti decidessero di terminare la loro vita lanciandosi direttamente dalle loro camere. Il posto perfetto per una notte da brivido. Equipaggiati con sacchi a pelo, torce, pile di riserva e del cibo, decisero di incontrarsi direttamente davanti all’hotel verso le 22:00. Il cancello era socchiuso e Ryan, come al solito, fu il primo a varcare la soglia e ad addentrarsi nel viale che conduceva verso l’entrata. Leila cercò per l’ultima volta di far cambiare idea a suo fratello. Sin dall’inizio non aveva nessuna intenzione di trascorrere la notte in quel luogo desolato e sinistro. - Siamo ancora in tempo per tornare indietro?- la sua voce echeggiò nel silenzio più totale e rispose soltanto il rumore del cancello che sbatteva rumorosamente chiudendosi. Le ragazze sobbalzarono, ma Ryan ormai era lontano e Cameron lo seguiva. - Andiamo non siate fifone. Incerte e rassegnate, le ragazze seguirono i loro amici tenendosi per mano per farsi coraggio. Arrivati davanti all’entrata, aprirono piano la porta che scricchiolò e le ragazze spaventate diedero un urlo. I ragazzi sbuffarono e accesero le torce, iniziando a guardarsi intorno. Ragnatele, finestre che sbattevano per il vento e tanta, tanta polvere. - Dividiamoci, tenete a portata di mano i telefoni e chiamate se trovate qualcosa di interessante – disse Ryan. Leila subito rispose: -Perché ci dovremmo dividere?! Io non vado in giro per questo hotel da sola! Non se ne parla proprio fratellino! - Tu vieni con me e Sophia con Cam, va bene?- rispose Ryan e si divisero. Ryan e Leila si diressero verso il piano di sopra, mentre gli altri due rimasero a perlustrare le varie stanze che davano sul corridoio del piano terra. I due fratelli erano già su per le scale quando un urlo li fece tornare indietro. - Che è successo? – chiese Ryan a Cameron – Chi ha urlato? - Non certamente io – rispose l’amico – ma anche noi abbiamo sentito. Proveniva da quella stanza. La camera incriminata aveva una porta massiccia di un color noce, reso ancora più scuro per via degli anni. In bella vista vi era il numero 90. - Già.. 90.. la paura, non poteva essere diversamente – disse Sophie. A Leila scappò un risolino isterico. Cameron tentò di girare la maniglia, ma invano. Sembrava bloccata. - Non si apre. - Lascia fare a me – disse risoluto Ryan, e in un batter d’occhio la porta si aprì con molta facilità. - Ecco! Hai visto? Ci voleva solo un po’ di forza. I ragazzi entrarono e le loro torce fecero luce su una sagoma seduta su di una sedia a dondolo vicino al letto. Improvvisamente una folata di vento più forte delle altre fece spalancare le finestre della stanza e contemporaneamente le loro torce si spensero mentre la camera piombava nel buio e la sagoma gridò di nuovo. Senza perdere tempo uscirono correndo dalla camera e via per il corridoio verso la porta d’ingresso. Ryan tentò disperatamente di aprirla ma la maniglia non girava in nessuna maniera. All’urlo della sagoma si aggiunsero quelli di Sophie e Leila e tutti cercarono scampo su per il primo piano fino ad un’enorme sala adibita per la colazione. C’era un tavolo rotondo centrale, ancora apparecchiato con vecchie tovaglie di lino una volta bianche e ben stirate, ma ora divenute grigie e sgualcite. In bella vista vi erano ancora i piatti in argento da cui sicuramente molti ospiti avevano attinto per il buffet e bicchieri semipieni di… vino????!!!!! Tutt’intorno vi erano dei tavolini anch’essi apparecchiati per la cena, ma soltanto uno, nell’angolo più lontano, era illuminato da una candela. Cameron accese la torcia del suo cellulare. Illuminò il tavolo e intravide due ombre intente a mangiare. Il grido di Leila risuonò nuovamente nell’edificio e le due sagome, quasi infastidite, si girarono verso gli intrusi portandosi un dito davanti alla bocca: - SHHHHHHHHH! – fu il solo suono che uscì dalle fessure dove una volta c’erano le loro labbra. Gli amici si ritrovarono di nuovo a correre verso la parte opposta del corridoio e sbucarono in un ampio salone che una volta doveva sicuramente essere adibito al relax. Vi era, infatti, un grande biliardo al centro e tante poltrone sui lati della stanza. Alle pareti, quadri di vecchi signori con barba lunga e capelli grigi sembravano osservare con attenzione i nuovi arrivati. Il gruppo tremante si diresse verso l’unica via d’uscita che sembrava essere la porta-finestra alla fine della stanza. Mentre camminavano, si sentirono osservati e si resero conto che ad ogni passo gli occhi dei ritratti li stavano seguendo con lo sguardo. I ragazzi affrettarono sempre di più l’andatura e arrivati vicino la porta-finestra trovarono un ultimo quadro diverso dagli altri. Questa volta era un dipinto che rappresentava la stessa stanza con lo stesso identico biliardo al centro e con l’immagine di Cameron che apriva la porta-finestra. Cameron, stavolta spaventato sul serio, girò la maniglia della porta-finestra che si aprì velocemente ma si ritrovò davanti ad uno spettacolo che mai avrebbe voluto vedere: lo strapiombo si apriva davanti ai suoi occhi. Non ebbe il tempo di dirlo ai suoi compagni perché gli altri per la paura si accalcarono verso l’uscita spingendolo così verso il baratro. Cameron riuscì a rimanere aggrappato alla maniglia, ma i suoi amici fecero un volo altissimo e si persero nelle acque del fiume sottostante. Per sua fortuna, l’ultimo sopravvissuto si accorse che sotto i suoi piedi vi era una scaletta che lo portò direttamente all’uscita dell’Hotel. Distrutto, sconvolto e piangente si avviò verso il cancello, stranamente aperto e tornò mestamente alla sua auto per dirigersi a casa. In un solo momento aveva perso i suoi amici per una stupida notte di Halloween. |
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Maggio 2017
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